Domus de janas della Roccia dell'Elefante

Celebre per la sua forma naturale che ricorda un elefante, la roccia ospita due domus de janas scavate nella pietra vulcanica.

Domus de janas della Roccia dell'Elefante
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Domus de janas della Roccia dell'Elefante

Comune : Castelsardo
Provincia : SS
Tipologia : Domus de Janas
Latitudine: 40° 53' 22.00" N
Longitudine: 8° 44' 46.00" E

Contatti

Informazioni di accesso

Da Castelsardo si esce per la SS134 in direzione di Sedini; oltrepassata la frazione di Multeddu e lasciato lo svincolo della Provinciale per Santa Teresa di Gallura, dopo circa 150 m, sul bordo sinistro della strada, è ubicato il masso che ospita le domus de janas.

La Roccia dell’Elefante è stata escavata su blocco di roccia vulcanica, alto circa 4 metri, che originariamente faceva parte del complesso roccioso di Monte Castellazzu, dal quale si distaccò scivolando a mezza costa di un pendio. Nel corso dei millenni, l’erosione da parte degli agenti atmosferici gli ha conferito la particolare forma a cui deve il nome. La denominazione originale è Pedra pertunta, cioè “pietra traforata”. Costituisce l’esempio più significativo di domus de janas su macigno erratico. Nel 1887 Domenico Lovisato segnalò il complesso che è stato oggetto di trattazione scientifica per la prima volta da parte di Giuseppa Tanda (1977). Le due tombe vennero realizzate in due momenti successivi: la più antica (Tomba II), sul registro superiore del masso, è pressoché scomparsa a causa del degrado della roccia, dovuto anche allo scavo stesso dell’ipogeo, come confermato dalle indagini petrografiche e di modellizzazione 3D da parte delle Università di Cagliari e Firenze. Sebbene la Tomba I sia stata violata da tempo e non abbia restituito dati di scavo, riveste un’importanza fondamentale, da un punto di vista sia scientifico che monumentale, per la presenza di motivi simbolici scolpiti in rilievo (bucrani, elementi architettonici) di notevole interesse. La Tomba II è quasi scomparsa: sono visibili solo i resti di due ambienti, disposti lungo l’asse ortogonale NW-SE. La collocazione della domus de janas con notevole dominio sul territorio circostante e ampia visibilità della tomba stessa, denota una scelta carica di profondi significati, volta a caratterizzare fortemente il paesaggio rituale. Il tipo tombale su masso completamente isolato, spesso con ampia visibilità ed evidenza paesaggistica, non è molto diffuso in Sardegna, ma è relativamente frequente in questa parte dell’Anglona. Eccezionale è anche la conformazione morfologica del masso erratico in cui sono scavate le tombe, che richiama la sagoma di un elefante e che costituisce un vero e proprio monumento naturale. Distante appena 500 m in linea d’aria, ricompresa nella buffer zone, è un’altra domus de janas scavata in un masso erratico: la Tomba di Scala Coperta, che presenta una sorta di profondo atrio introduttivo cui segue una piccola cella quadrangolare di disimpegno, attorno alla quale, in schema cruciforme, si dispongono tre celle.

La Tomba I

L’ingresso è preceduto da un dromos (a) di circa un metro di lunghezza, terminante in una brevissima espansione che precede la doppia cornice del portello di accesso. Dopo il portello, quadrangolare, si incontra l’anticella (b): un ambiente quadrangolare (1,37 x 1,40 m, alt. 0,83 m) riccamente ornato da rilievi scolpiti alle pareti. Sulle pareti dell’anticella sono presenti due motivi corniformi: entrambi ascrivibili al Tipo IV Tanda (2021), sono costituiti da corna lunate di stile naturalistico che sovrastano la riproduzione schematica della testa, resa con un semplice rilievo trapezoidale. Alla base delle pareti corre un basso zoccolo mentre una sottile fascia è presente nella parte superiore poco sotto il soffitto. Il portello di accesso fra l’anticella e la stanza successiva (c), quadrangolare, presenta ai lati la riproduzione, sempre in rilievo, di due stipiti forniti di plinto e abaco. Il vano è una cella di forma sub-circolare (1,30 x 1,48 m, alt. 0,90 m) su cui si aprono una nicchia sopraelevata, nella parete settentrionale, e un’altra cella più grande, nel lato ovest. La celletta o nicchia sopraelevata (d), con portello sicuramente ingrandito, ha pianta lievemente ellittica e pareti e soffitto incurvati. Il portello che comunica con la cella e, nel lato ovest, ripete il motivo delle lesene con plinto e abaco in rilievo, oggi appena leggibile. Tramite questo si accedeva a un ambiente quadrangolare (1,40 x 1,50 m, alt. 0,85 m), oggi aperto nel lato meridionale e in parte privo della copertura a causa del degrado della roccia.

Bibliografia

  1. Melis P. 1991, La domus dell'Elefante, Sardegna archeologica, Guide e itinerari, 15.
  2. Melis P. 2023, La domus de janas della Roccia dell'Elefante, Castlasardo (SS), in G. Tanda, L. Doro, L. Usai, F. Buffoni (eds.), Arte e architettura nella Sardegna preistorica. Le domus de janas (candidatura unesco 2021), Cagliari: 136-139.