Grotta Corbeddu
Una delle più antiche testimonianze di presenza umana in Sardegna, con reperti risalenti al Paleolitico.

Grotta Corbeddu
Grotta Corbeddu
Contatti
- Cooperativa Corrasi
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- Sito web
- +393397126111
Informazioni di accesso
In territorio di Oliena, la grotta si apre su una delle pareti che delimitano la Valle di Lanaitho, che si estende per circa 7 km incastonata nelle ultime propaggini delle formazioni calcaree del Supramonte.
Da Oliena, percorrere la SP46 seguendo le indicazioni “Valle di Lanaitho e Su Gologone” (2,4 km). Da Su Gologone si segue la strada per circa 6,6 km fino al Rifugio Sa Ohe, dove si trova la biglietteria. Dal punto di accoglienza, inerpicandosi a piedi lungo un sentiero in forte dislivello, si raggiunge la grotta dopo 8-10 minuti di trekking.
Grotta Corbeddu si apre su una delle pareti rocciose che delimitano la valle di Lanaitho, che si estende per circa 7 km, incastonata nelle ultime propaggini delle formazioni calcaree del Supramonte. La grotta non è soggetta a fenomeni di scorrimento di acque sotterranee, gode di un ampio controllo visivo della valle di Lanaitho fino all’ingresso naturale, ha una buona esposizione al sole e ai venti ed è pertanto adatta all’insediamento umano. Si compone di tre sale facilmente accessibili, dove sono visibili i saggi di scavo e le sezioni esposte che consentono di visualizzare la successione stratigrafica che ha permesso di ricostruire la presenza dell’uomo nella grotta dal Paleolitico superiore. La fruizione del sito ha, pertanto, un carattere fortemente didattico per la conoscenza dei metodi della moderna disciplina archeologica. Le indagini a Grotta Corbeddu consentirono di dimostrare il popolamento umano della Sardegna in fasi precedenti al Neolitico, soprattutto grazie al rinvenimento, nello strato 2 della sala 2, di un mascellare e un temporale (datati al C14 a circa 8750 anni da oggi) e di una falange (22.000 anni da oggi). Si ascrivono a queste fasi gli utensili in pietra locale (lame, raschiatoi, bulini, scagliati e denticolati, databili tra 14.500-12.500 BP e 9000 BP) e i resti di fauna pleistocenica tra cui un lagomorfo (Prolagus sardus), un canide (Cynoterium sardous), due roditori estinti (Tyrrhenicola henseli e Ragamys orthodon) e un cervide dotato di un imponente palco (Megaceros cazioti). Successivamente, ristabilitovisi in due momenti distinti (Neolitico antico, datato al C14 a 8040±140 BP e Neolitico medio, tra il 6260±180 dal presente), l’uomo continuò a scheggiare la selce e l’ossidiana del Monte Arci per la realizzazione di strumenti e a praticare la caccia e la raccolta. Le specie faunistiche introdotte nel Neolitico contribuirono a determinare modificazioni dell’habitat e la scomparsa delle specie pleistoceniche, a eccezione del Prolagus, che si estinse in età nuragica. Forme ceramiche con la tipica ansa a gomito nella sala 1 documentano un piccolo insediamento umano ascrivibile alla cultura di Bonnanaro. La grotta è nota per essere stata rifugio del bandito Giovanni Corbeddu Salis (1854-1898), che vi ha lasciato il disegno di una bilancia e la propria firma. Nota fin dai primi del Novecento per il rinvenimento di fauna pleistocenica, dal 1982 è stata oggetto di campagne di scavo condotte dall’équipe di Paul Soondar, dell’Università di Utrecht, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro. Il sito ha restituito attestazioni umane relative al Paleolitico superiore, al Mesolitico, al Neolitico, al Bronzo antico e al XIX secolo.
Bibliografia
- Salis G. 2023, La grotta Corbeddu, Oliena (Nu), in G. Tanda, L. Doro, L. Usai, F. Buffoni (eds.), Arte e architettura nella Sardegna preistorica. Le domus de janas (candidatura unesco 2021), Cagliari: 238-241.